Nuova Antologia

Pietro Grossi: Passaggio all’età adulta

“Non smetteremo di esplorare –diceva Thomas Stearns Eliot-, ma alla fine di tutto il nostro andare, torneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta”.

In narrativa, come nella vita, non si è mai risolta l’antica diatriba se sia più importante la meta oppure il viaggio che si deve compiere per raggiungerla. Eppure del tema si parla dai tempi remoti in cui l’Epopea di Gilgamesh presentò l’eroe eponimo “che conobbe i Paesi del mondo e svelò le cose segrete”, apprese dall’uomo-Dio “il Lontano”. O, ancora, le avventure prodigiose di Odisseo, che servirono a Omero per tramandare alle generazioni a seguire una quantità indefinibile d’insegnamenti, non ultimo dei quali la presa di coscienza che non esistono confini alle possibilità d’intraprendenza di un viaggio. Né all’interpretazione del viaggiare in sé per sé. È la conquista di territori inesplorati o la riconquista di quelli cari alla memoria, che in narrativa si esercita tra realtà, dimensione onirica e fantascienza. La via di fuga da un’esistenza insoddisfatta. È il contatto con popoli e individualità profondamente differenti dall’Io narrante, come accade al Gulliver di Jonathan Swift, per dirne uno. Viaggiare, in potenza e in semantica, significa aprire infinite finestre sulle possibilità interpretative del mondo. Ma ciò che mette i narratori tutti quanti d’accordo è certamente il fatto che il tema del viaggio sia solo apparentemente ancorato alla fisicità dello spostamento da un luogo all’altro, e che meriti piuttosto il senso di un percorso interiore che si compie alla scoperta di se stessi. È forse questo il motivo principale per cui è possibile salvarsi dalla banalità, quando in letteratura si sceglie di affrontare un tema dibattuto da secoli, in infiniti modi. Ce ne dà dimostrazione Pietro Grossi, prolifico autore di narrativa, apprezzato dalla critica e ben noto al pubblico nonostante la giovane età, con il suo ultimo romanzo “Il passaggio” (Feltrinelli Editore). Nel numero di ottobre-dicembre 2016 di Nuova Antologia, è Ermanno Paccagnini a spiegare egregiamente il personaggio e le intenzioni dell’autore, affermando che “sia pur sotto varie forme e in un continuo crescendo, il viaggio sia un tema che già si era affacciato in opere precedenti (dello scrittore). Ma ne “Il passaggio” la questione diventa ambivalente. Non si tratta solo dell’attraversamento dell’oceano Atlantico per portare il kutter “Katrina” dalla Groenlandia al Canada, ma quello più traslato del ricongiungimento, dello stabilire un legame, del ritrovarsi tra un padre e un figlio, separati da anni di rapporti rimasti irrisolti, e questo nel momento in cui quel figlio sta vivendo a sua volta l’esperienza della paternità”. Carlo, protagonista delle vicende, vanta un passato da navigatore, da globetrotter oceanico che sceglie infine di barattare la natura avventurosa della giovinezza – selvaggia e libera nel contatto diretto con l’elemento marino – con un’esistenza adulta. Inserito professionalmente in un prestigioso studio di architettura, a casa Carlo trova un nido di salda stabilità affettiva, a fianco della moglie Francesca e dei due gemellini. Fino a che un giorno, del tutto inaspettatamente, arriva la chiamata del padre. Quel padre lontano da tanto, così profondamente diverso dall’uomo che suo figlio è diventato, così profondamente incomprensibile e incompreso. Quel padre a fianco del quale anni addietro aveva solcato mari, scontrato carattere e prese di posizione, dal quale si era allontanato, per scelta e necessità. “Ho bisogno di te. Per fare cosa? Per portare una barca in Canada. Io non vado più in barca. E allora? Era la tua vita, mica disimpari. Quando hai bisogno di saperlo? Ieri.”

Carlo su due piedi deve prendere una decisione che, lo sa, potrebbe cambiargli la vita per sempre, perché lo costringerebbe a riprendere per le corna tori che pensava d’aver              sconfitto da tempo: il tumultuoso rapporto col padre in primis, la passione pericolosa per la navigazione in  secundis. Il peso della scelta, partire o non partire, sta sulla coscienza di Carlo come un fardello, una responsabilità rimasta irrisolta tanto nei confronti del passato quanto del presente familiare. E rappresenta l’ultima porta da oltrepassare per consacrare serenamente se stesso all’età adulta e al ruolo della paternità.

(intervista completa sul numero corrente di Nuova Antologia www.nuovaantologia.it, acquistabile sul sito polistampa.com nella sezione dedicata ai periodici)