Simone Lenzi: L’Algoritmo Della Consolazione
Leggendo In esilio.
Se non ti ci mandano vacci da solo (Rizzoli Editore), la prima curiosità che potrebbe stuzzicare il lettore è cosa intenda Simone Lenzi con il termine “Algoritmo della consolazione”. «È la piccola porzione di mondo in cui gli altri ci somigliano – spiega, commentando l’attuale tendenza a raggrupparci in sotto insiemi sempre più elettivi –.
È l’algoritmo che regola l’illusione di avere intorno un mondo che ti capisce sul serio, perché la pensa fondamentalmente nel tuo stesso modo.
In realtà, però, non è altro che uno strumento nato dalla retorica della moltiplicazione delle conoscenze e delle esperienze, che come unico risultato porta alla chiusura dell’essere umano in spazi sempre più piccoli, dove è possibile convincersi che il mondo sia così come lo si vuol vedere.
Alla fine, ciò di cui ci circondiamo è solo la parte consolatoria e il guaio è che nella maggior parte dei casi la gente non ne è neppure consapevole».
Non è però il caso dell’autore che, a cinquant’anni e in piena coscienza, ha scelto l’esilio nel senso fisico del termine, abbandonando la natia Livorno che ormai non gli somiglia più, per ripiegare sulla campagna della provincia pisana dove ancora, a parer suo, le persone hanno qualcosa da condividere.
«Ho scoperto che c’è gente animata da un sano egoismo vitale, che ancora coltiva pulsioni umane, veraci, e non si limita a vivere su Facebook.
Ho potuto finalmente ritrovare il confronto quotidiano con le cose per cui penso valga la pena vivere, per esempio la naturale benevolenza degli esseri umani, il riconoscersi l’un l’altro in quanto animali sociali, e il godimento che deriva semplicemente dall’incontro fisico col prossimo».
Lenzi non pretende molto, anzi, serenamente ammette che gli è bastato poco per riscoprirsi soddisfatto dopo molte delusioni.
Quattro chiacchiere al bar, dal barbiere o al ristorante del paesello, dove la gente si incontra abitualmente semplicemente per stare insieme, ossia per fare qualcosa di tanto prezioso quanto raro nell’epoca in cui il virtuale svia dalla tridimensionalità della vita in carne e ossa, con la promessa di un mondo più appagante in 2D (…)
Intervista completa disponibile sul numero 4/2018 di Nuova Antologia