About Me

Sono nata nel centro storico di Firenze. Ho mosso i primi passi in Piazza Duomo, all’altezza dei marmi bianchi e verdi anneriti dallo smog di un traffico motorizzato cui ancora era concesso di passare a pochi metri dai monumenti.
Mia madre mi ha insegnato il gioco di chiamare per nome i pezzi d’arte e storia che popolano nicchie, strade e piazze della nostra città. “Biancone” è il Nettuno di Piazza Signoria. Giovanni dalle Bande Nere meritava un ciao ciao della manina ad ogni traversata di Piazza San Lorenzo. Poi, non so più quante volte ho appeso il naso minuti interi sotto al Ratto delle Sabine, nella Loggia dei Lanzi.

Amo la mia città, polverosa, scomoda e affollata. Firenze dal cielo alto e dai tetti rossi. Piccola piccola, costruita a misura d’uomo rinascimentale. Firenze che va stretta ai fiorentini di oggi, shopping center a cielo aperto brulicante di turisti mordi e fuggi e di tutte le lingue del mondo.
La campagna solo in cartolina. Non m’appartiene la realtà bucolica della periferia che abito da diversi anni. Ero e resto una donna di città, scontenta e scalpitante nel suo esilio forzato.
Però, se potessi cambiare qualcosa, porterei Firenze al mare, quello sì lo farei. Metterei il Campanile di Giotto al posto del faro e l’arenile al posto del sagrato di Santa Croce. Forse così soffocherei la nostalgia per il salmastro e la mia città sarebbe quasi perfetta.

Leggere per me è vivere un sogno necessario ad affrontare la realtà una volta svegli. Scrivere per me è traferirsi in un posto dove il dolore esiste ancora ma non può più nuocere, un posto dove con i miei super poteri esorcizzo mostri ed eternizzo sogni.

Amo il rock’n roll inglese, la musica d’autore italiana, la bossanova e il samba brasiliani. Adoro le suggestioni evocate da Nick Cave, musica e parole, l’intesa con i Bad Seeds che è qualcosa di emozionante per davvero.

Nella mia vita c’è stato un piccolo amore ammalato che da solo occupa tutto il mio cuore, si chiamava Sofia. Adorava Sting, i Radiohead e Bruce Springsteen; io adoro Sting, i Radiohead e Bruce Springsteen di conseguenza. Insieme a Gloria, oggi, adoro i Killers e molto altro ancora e grazie a lei il mio cuore ha ripreso il via.

Ogni forma di espressione verbale m’interessa. Quando ascolto il suono di una lingua nuova ho l’impulso irrefrenabile d’impararla almeno un poco. Ho bisogno di capire come funziona, interpretarne i codici di base, disinnescare le barriere di esclusione che m’impediscono di familiarizzare con le forme dei suoi suoni e significati. Tra i desiderata, il giapponese.
Però, devo ammettere che a suo tempo sono stata una studentessa incostante.
Ho investito anima e corpo nello studio finché ho ritenuto che essere uno studente eccellente fosse la missione più importante della mia vita. Poi, al secondo anno di liceo qualcosa mi ha “distratto”, ho smesso di pensarla così e dello studio non mi sono più occupata seriamente fino all’iscrizione all’università di Giornalismo. Qui ho ritrovato l’entusiasmo del far progetti, incontrato cose e persone preziose, raccolto molto altro ancora.

Gli anni che passano mi hanno reso più curiosa, molto meno matura, sempre più divertente e divertita. Da adulta ho scoperto che è più stimolante essere rivoluzionaria a quarant’anni che a diciotto, quando l’adolescenza giustifica e sminuisce il senso delle proprie azioni.

Tra le cose che adoro c’è il fatto di considerare Sofia la persona più affascinante che conosca, non perché sia mia figlia, ma solo perché è la persona più affascinante che conosca.
Al mondo odio una cosa solamente: la malattia che me l’ha portata via. Tutto il resto è perdonato, perdonabile o comunque fa parte del gioco.

Ho iniziato a scrivere quando ho scoperto che la vita è regolata da non sense e che la logica vale solo finché l’imponderabile non irrompe sulla scena. Ho scritto “Voa Voa” e “La generatrice di miracoli” tenendo ben in mente il fatto che “Dio ride quando gli uomini fanno progetti”. Poi ho scritto “Le geometrie dell’amore” per sdrammatizzare. “T’insegnarò la notte” mi ha fatto innamorare, mentre “Nero addosso” mi è costato caro…

Se capita di sentirmi sopraffatta chino semplicemente la testa, come fa il Morelli, la prendo tra le mani, arruffo vigorosamente capelli e pensieri. Poi aspetto che il gesto liberatorio dia i suoi frutti. Un respiro profondo e si ricomincia. Un giorno dopo l’altro, combattendo la mia vita scalpitando, costruendo e disfacendo, ripartendo e caricando, tra una risata e l’atra di Chi guarda da Lassù.
Credere Amare Resistere…