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25 agosto 2019 …un augurio nel vento di scirocco

Che darei per vedertelo festeggiare davvero. Le candeline, i palloncini e tutto il resto. I dolci, ne vorrei almeno di tre tipi: alla frutta come piace a me, al cioccolato come piace al babbo e per te…no, tu preferiresti le pizzette. E allora una montagna di pizzette, due montagne, o quante ne servirebbero a celebrare un compleanno di Resurrezione. Musica e chiasso ovunque, pure i fuochi d’artificio e le strade chiuse per festeggiare i dieci anni di Sofia, con una sfilata di carri da fare impallidire il carnevale di Viareggio. Tutto farei per farti venire voglia di lasciare il Paradiso, anche un giorno solamente, e scendere giù tra le mie braccia. Vederti alta alta sulle spalle del babbo, mentre ridi e gli giri la testa all’insù per farti baciare. Bella come sei sempre stata, sana come solo nei sogni irrealizzabili ho potuto vederti… Invece, per il secondo anno di seguito, me ne starò un attimo da sola, raccogliendo le ginocchia e i pensieri, a tremare e vibrare in ricordo del tuo amore che non posso più sentire nel segreto del nostro guancia a guancia. Disorientata, in silenzio, spaventata, come sono io da quando mi hai lasciata qui, mia piccola fulgida stella polare. Ripetendo a me stessa una volta ancora, col sorriso amaro sulle labbra: “Non è un uomo la persona che in questa vita mi ha spezzato il cuore…ma una bimba così piccola e fragile da sembrare una miniatura di cristallo”
Tante volte ho provato queste sensazioni, come mi fa sentire il Non averti più. Con più forza il 25 agosto di un anno fa, per il tuo primo non-compleanno terrestre. Le emozioni e le immagini che avevo negli occhi mentre non potevo più celebrati nel tuo giorno. Basta chiuderli e ti vedo ancora. Tu che ridi, apri le braccia per sentire il vento in bicicletta, mi sorridi e saluti quando arrivo da lontano. Hai il sorriso di tuo padre. Ho cercato di capire quel momento, come mi facesse sentire la tua Assenza, nonostante la malattia, non dover più riempire ogni istante del tuo tempo per distarti dal dolore. Volevo esorcizzare tutto quanto. Volevo scrivere di te, più ancora di me senza di te, per smettere di rimpiangere e soffrire. Ma mi sono accorta di una cosa che mai avrei potuto immaginare: il dolore è un bene che si passa in eredità, come una casa o un gruzzolo di soldi. Io ho preso il tuo dolore su di me, da quando non ci sei, così ha fatto tuo padre…Allora ho cercato di descrivertelo, con queste poche parole di seguito, nella speranza che almeno loro possano raggiungerti e ricordarti che ci siamo amati tanto, che ti amiamo ancora adesso e che abbiamo imparato la lezione…spero siano un bisbiglio leggerissimo nel vento di scirocco, o magari la corona d’oro della prima aurora che da lassù riesci quasi a sfiorare. E tu, almeno per oggi, almeno per un secondo, ripensaci insieme, anche se il ricordo duole. Perchè alla fine sei stata tu ad insegnarci l’amore, poi il dolore, poi l’amore che nasce dal dolore…
Auguri Sofia.

Anche una lacrima riluce
Alla pari di una goccia di rugiada.
E idrata labbra arse e terre sterili,
perchè germogli nuovi inaugurino destini inspiegabili e fecondi.

Rotonda, come una felicità perfetta
Questa lacrima mi bagna il volto,
colorando un’esistenza grigia,
nè ormai più nera, nè mai più bianca.

In lei posso sentirti, darti forma,
mio terso e vibrante dolore
Reclami un’attenzione sfortunata
pervadi e annebbi, rompi e scomponi l’orizzonte delle mie emozioni estreme.
Poi abbandoni questo campo e questo corpo, stremati da battaglie senza fine.
Come stella polare che spegnendosi confina il marinaio alla deriva,
Tu mi lasci priva di qualsiasi orientamento.

Mi arrendo.
Prigioniera volontaria in questo rito segreto di reciproca possessione.
Sconvolgimi Dolore,
dall’alba al tramonto del sentire.
Percorrimi.
Risali le mie strade, inquina la mia linfa.
Poichè nei lunghi anni da te solo ho imparato: non è nell’impudico incalzare di un sorriso spensierato,
Piuttosto nelle lacrime che la Provvidenza irradia insospettabili vie di abbondanza e riconciliazione.

Accoglimi Dolore,
stanza occulta in cui non posso nascondere nè mai più disconoscere le cose
Oltrepassami,
confine estremo di me stessa
Dove il tempo è perso e le occasioni mancate.

Che io possa appartenerti adesso, nel giorno dei ricordi disarmanti.
E che tu possa nutrirmi e appassionarmi
Alla pari dell’amore.